Querceta

Contrada Il Ranocchio

Colori: giallo/verde
Periodo Storico: 1400 - 1500

Cenni storici

La Contrada del Ranocchio nasce nel cuore di Querceta e si spinge ad ovest sino al confine con le località di Ponte di Tavole e del Frasso. In tempi antichi il suo territorio era paludoso e ricco di acquitrini abitati da cospicue colonie di anfibi anuri comunemente detti ranocchi. Da qui il nome di Ranocchiaio preso dalla località, e quello di Ranocchio preso dalla Contrada. Anche i suoi colori (giallo e verde) vogliono essere un richiamo alla campagna ed al simpatico animaletto. È certo che la costruzione della chiesa di S. Maria Lauretana, iniziata nell’aprile del 1645, coincise con la presenza nella Querceta di un certo numero di abitanti bisognosi di una guida spirituale. Del resto lo stesso Santini riferisce che nel 1672, al tempo del distacco di Querceta da Pietrasanta e della sua annessione a Seravezza, gli abitanti risultavano essere 819 raggruppati in 178 famiglie. Sicuramente parte della popolazione risiedeva al Ranocchiaio come dimostrano l’anno di costruzione di alcune case, e come si può presumere da notizie riguardanti la località. Una di queste, riferita da Danilo Orlandi in “La Versilia nel Risorgimento”, dà per iscritti al pubblico catasto ai primi dell’800, ben 62 edifici esistenti al Ranocchiaio.
I primi abitanti della Contrada furono i pastori e gli agricoltori discesi dalle montagne Apuane e dalla vicina Seravezza alla ricerca di condizioni di vita migliori per sé e per le greggi. Il flusso migratorio ha determinato l’espansione edilizia, di abitanti e di attività economiche di Querceta e di tutta la Versilia Centrale.
Prima del secolo XVII la Contrada dovette avere scarsa importanza. Ebbe invece particolare rilievo nella lunga controversia territoriale tra Pietrasanta e Seravezza. La linea di confine della zona annessa a Seravezza, verso mare, secondo l’interpretazione dei pietrasantesi passava appunto dal Frasso e dal Ranocchiaio come punto terminale sulla via de’ Marmi. I seravezzesi, invece, la vollero e la ottennero spostata sull’antica via Clodia o via del Diavolo (oggi via Emilia), dov’è tutt’ora.

 

Fra leggenda e realtà

Contrariamente alle altre Contrade, al Ranocchio non si tramandano leggende né credenze popolari ma soltanto superstizioni tipiche della civiltà contadina.

 

La Contrada oggi

L’antico borgo si è sviluppato intensamente. A sud e ad ovest sono nati quartieri residenziali; nella fascia vicina al fiume Versilia vi sono numerosi insediamenti industriali ed artigianali. Altre possibilità di urbanizzazione sono offerte dall’apertura al traffico della variante della strada provinciale che collega direttamente la zona con Forte dei Marmi (non a caso lungo essa è sorta la sede della Contrada con annesso il centro attrezzato che ospita ogni anno sagre e gastronomiche e spettacoli vari). I contradaioli vivono intensamente il Palio dei Micci e vi partecipa con costumi che si rifanno agli anni 1400-1500.

 

Contatti
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